Motoclub Leoni di Calabria
da San Colombano a San Tassello passando per NordKapp... => Viaggi sociali => Topic started by: king on 01 December 2009, 12:19:26 PM
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da motoinfo4.it
Il nostro ritrovo questa volta è a Nicolosi in provincia di Catania dove ha sede il Parco dell'Etna, considerato la porta d'ingresso del Vulcano Etna. Importante centro, luogo di villeggiatura estiva e di sport invernali, merita sicuramente una visita. Anche noi, per entrare nell'atmosfera, ci rechiamo al locale museo vulcanologico per avere unidea generale della struttura e dei molteplici, straordinari fenomeni che interessano il territorio che vogliamo visitare.
Lasciamo il centro abitato, imboccando la vecchia provinciale dell'Etna che conduce al vulcano, dopo due chilometri incontriamo la imponente mole dei Monti Rossi, i crateri formatisi in occasione delleruzione del 1669, gli stessi da cui fuoriuscirono le colate laviche che distrussero parzialmente Catania e giunsero sino al mare.
Dopo aver lasciato la vecchia strada dell'Etna voltiamo a sinistra sulla provinciale per Adrano e la percorriamo, attraversando i frutteti della Milia, sino ad incontrare sulla destra dopo 13 Km la deviazione segnalata per il Grande Albergo del Parco.
In ripida salita attraverso una stradella asfaltata, ma divertente da affrontare con le nostre moto, abbandoniamo la fascia coltivata e incontriamo quindi una folta pineta, interrotta da un ampio campo lavico. Il Grande Albergo del Parco si trova appena fuori dal bosco, allinzio di Piano Vetore (m 1730), esso è stato acquistato dallEnte Parco e adibito parzialmente a punto base per l'escursionismo.
Imbocchiamo da li la strada, dopo aver chiuso bene il nostro abbigliamento a causa della temperatura molto inferiore alla pianura, per il rifugio Sapienza (m 1910), raggiungendo così la quota massima dellintero percorso.
Di fronte al rifugio si trova la partenza della funivia che in quindici minuti ci consente di salire a 2500 metri di quota nella zona della Montagnola, dalla quale un servizio di fuoristrada ci permette di raggiungere agevolmente la zona più alta del vulcano.
Il nostro itinerario prosegue in direzione Zafferana Etnea, fiancheggiando l'alta parete meridionale della valle del Bove.
La strada in discesa è asfaltata con una moltitudine di curve ed è un piacere da affrontare in moto, piega dopo piega in uno scenario affascinante.
Alla località Pian del Vescovo effettuiamo una deviazione di 10 chilometri verso Pomiciaro per raggiungere uno spettacolare belvedere sulla parte terminale della valle del Bove, sulla sottostante Val Calanna e sulla fascia costiera compresa fra Riposto e Taormina. Lo spettacolo non è da perdere.
Dopo Zafferana proseguiamo verso Milo (nei cui pressi si trova un secolare esemplare di Leccio che ha un diametro di 10 m e unaltezza di 29 ed è conosciuto localmente come lIlice di Carrinu) e Fornazzo, da cui ha inizio la strada Mareneve che risale il versante sud-orientale del vulcano sino al rifugio Citelli (bel panorama sulla vallata dell'Alcantara e su Taormina), posto a 1741 metri di altitudine allinterno di un antico cratere.
Ridiscendiamo dal rifugio Citelli e attraversando l'estesa colata del 1865 di cui si vedono le vicine bocche effusive (i monti Sartorius), sino ad incontrare la deviazione per Piano Provenzana, la località posta ai margini della secolare e bellissima pineta di Castiglione e Linguaglossa che rappresenta il polo di attrazione turistica del versante nord-orientale.
Scendiamo verso Linguaglossa, piega dopo piega, attraversando il suo lussureggiante bosco costituito nella parte alta soprattutto da Pino laricio, che in basso lascia il posto alla Roverella.
Qui decidiamo di fare una sosta gastronomica, tradizione di tutti i nostri tour, a base della famosa salsiccia tipica locale e di qualche fetta di Falsomagro al sugo.
La salsiccia di Linguaglossa è un tipico prodotto etneo, che viene preparato alla maniera tradizionale con pura carne suina magra e l'aggiunta di modesta quantità di lardo.
La carne mista al lardo viene lavorata col Partituri sull'apposito ceppo di legno di quercia e condita con sale, pepe nero, e l'aromatico seme di finocchietto selvatico di terri forti, che conferisce l'inconfondibile sapore etneo.
Il Falsomagro al sugo è una fetta di manzo arrotolata con dentro salame, formaggio, uova tagliate a striscioline e soffritta in padella assieme agli ingredienti per la preparazione del sugo.
Per smaltire l'abbuffata, prima di risalire in moto, visitiamo il Museo allestito dalla Pro-loco che illustra sinteticamente la flora, la fauna e la geologia dellEtna e contiene una raccolta di oggetti utilizzati nelle antiche attività agricole e artigianali della zona.
Il nostro itinerario prosegue attraverso la statale 120, toccando i piccoli borghi di Rovittello, Solicchiata, Passopisciaro, rinomati per gli estesi vigneti che contraddistinguono il paesaggio e per le belle ville che punteggiano la campagna, con rilevanti presenze proprio nei pressi della strada statale.
Dopo l'abitato di Montelaguardia si valica la colata del 1981, della quale è facile seguire visivamente il tracciato lungo il fianco della montagna sino alle bocche effusive.
L'eruzione del 1981 per pochi, lunghissimi giorni fece seriamente temere per la sorte della storica città di Randazzo.
Costruita sulle ultime propaggini del territorio etneo, sulle sponde del fiume Alcantara, questa cittadina conserva la sua impronta medievale.
Numerosi i monumenti da visitare, segnaliamo in particolare le tre chiese che svettano all'interno del centro storico: S. Maria, S. Nicolò, S. Martino, il restaurato Palazzo municipale, la via degli Archi. Di rilevante interesse il Museo di scienze naturali (chiuso il lunedì), costituito principalmente dalla collezione ornitologica Priolo ricca di 2250 esemplari e il Museo Vagliasindi al Castello, che ospita preziosi reperti archeologici del periodo ellenistico.
Oltrepassato Randazzo percorriamo l'ampio spartiacque posto a cavallo fra le vallate dell'Alcantara e del Simeto, percorriamo la statale 284 verso Maletto (m 960), uno dei più alti comuni pedemontani.
Da qui si può compiere una deviazione di 8 chilometri per andare a visitare l'Abbazia di Maniace, fondata nel 1174 e donata da Ferdinando II di Borbone allammiraglio Nelson nel 1799, quale segno di riconoscenza per la collaborazione data alla repressione dei moti di Napoli.
Il pregevole complesso monumentale, completato dalla residenza degli antichi proprietari e da un vasto giardino, è infatti localmente noto come castello di Nelson.
Litinerario continua dall'altopiano di Maletto in direzione di Bronte, dove ha inzio l'area tradizionalmente coltivata a pistacchio.
Grazie alla tenacia dei coltivatori questo tipo di coltura, originaria dall'Asia Minore e portata dagli Arabi in Sicilia, è stato impiantato nei vasti campi lavici che ricoprono il territorio fino ad Adrano, dove si produce circa il 90 % della produzione nazionale.
Recentemente al Pistacchio verde di Bronte è stata riconosciuta la Denominazione dOrigine Protetta.
Con numerose svolte la statale si snoda in mezzo a una campagna fittamente punteggiata da costruzioni rurali, raggiungendo l'ingresso della cittadina di Adrano (da visitare il pregevole Museo archeologico nel Castello normanno, che ospita preziosi reperti dellantica città greca di Adranon e della città greco-sicula del Mendolito sul Fiume Simeto).
Percorriamo la provinciale Adrano Ponte Maccarone in mezzo a ulivi, mandorli, fichi d'india e viti coltivati spesso in modo promiscuo, dove poco prima di giungerci, deviamo a sinistra sulla SS121 in direzione Paternò.
Stanchi, ma contenti della magnifica giornata intorno al vulcano, raggiungiamo l'ospitalissima struttura ricettiva della zona per passarci la notte prima di raggiungere Catania, meta finale del nostro itinerario.