Topic: giro del mar nero  (Read 11282 times)


panda

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« on: 24 September 2012, 12:44:25 PM »
riporto questa bella lettura da Qde.....report del giro del mar nero...CAUCASO,EQUILIBRIO INSTABILE

Quando si utilizza la moto per viaggiare, fin da subito, ogni chilometro percorso fa parte del viaggio; ho quindi sempre trovato difficile definire con esattezza, almeno con i canoni convenzionali del “turista”, la meta del viaggio che mi sono riproposto da raggiungere.

Nei miei viaggi, in qualche circostanza, la meta è stata rappresentata dal luogo più distante da casa, in altre occasioni dal luogo turistico più famoso o presunto tale.

In questo caso, ho individuato nel passo di Darial in Georgia la meta del mio viaggio. Il passo in questione si trova al termine della cosiddetta Strada Militare Georgiana, ai confini con la Russia, dove esiste un posto di frontiera chiuso ai cittadini non appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti fin dall’agosto del 2008, in conseguenza del breve conflitto armato tra le truppe georgiane da una parte, e i contingenti militari russi rischierati ed intervenuti nelle regioni secessioniste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkazia, dall’altra.

Attraversare il passo di Darial, avrebbe voluto dire scavalcare la catena montuosa del Grande Caucaso, da qui il nome del viaggio.

Con questa precisa meta in mente, costruirci il viaggio intorno è stata cosa piuttosto immediata; giro antiorario del Mar Nero e conseguente attraversamento di tutti (o quasi) i Paesi che vi si affacciano o che, comunque, fanno parte della regione del Caucaso. Giro rigorosamente antiorario, per essere certo di non tralasciare la visita della Georgia e dell’Armenia, prima di tentare di varcare il passo di Darial.

Immaginavo poi – fin da subito – che sarebbe stato arduo visitare i restanti Paesi della regione del Caucaso, sia per il limitato tempo a mia disposizione, sia perché sarebbe stato imprudente sotto il punto di vista della sicurezza.
Il Caucaso è una regione “cerniera”, che divide l’Europa dall’Asia.

Una vasta area dove si affacciano Paesi come la Georgia, l’Armenia, l’Azerbaigian e la Russia ma dove anche si concentrano un numero elevato di repubbliche secessioniste quali le già citate Abkazia e Ossezia del Sud in territorio georgiano (de facto indipendenti e supportate dalla Russia), la repubblica autonoma dell’Agiara sempre in territorio georgiano, il Nagorno-Karabakh questa volta in territorio azero ma autoproclamatosi indipendente ed occupato dalle truppe militari armene, per poi passare ad una miriade di repubbliche più o meno autonome, talvolta con uno status federale particolare (kraj) sotto il controllo della Russia, taluna con dichiarate ambizioni secessioniste (Cecenia), altre – come l’Ossezia – scissa in due all’atto della dissoluzione dell’URSS, con la popolazione appartenente alla stessa etnia ma appunto divisa tra Georgia (Ossezia del Sud) e Russia (Ossezia del Nord, detta anche Alania).



Da qui, la scelta di affiancare al titolo del viaggio il sottotitolo “l’equilibrio instabile”

panda

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« Reply #1 on: 24 September 2012, 12:44:47 PM »
Dal punto di vista burocratico il viaggio è stato piuttosto semplice nella sua organizzazione; per la Georgia il visto d’ingresso non è necessario, per l’Armenia lo si può fare comodamente in frontiera, per il Nagorno il lasciapassare viene rilasciato sia a Yerevan (capitale del’Armenia) sia nella stessa capitale della regione – Stepanakert.

Per la Russia – dove il visto è obbligatorio prima di entrare nel Paese – questa volta mi sono affidato all’agenzia MTA di Milano (http://www.vistoconsolare.com/), concorrenziali nel prezzo, consegna nei tempi previsti e, soprattutto, rispondono al telefono!

Come noto il Carnet de Passage en Douane non è necessario (per fortuna) mentre la patente internazionale è, di norma, consigliata ma non obbligatoria (io, tuttavia, l’ho sempre con me).

La Carta Verde (almeno quella in mio possesso) copre tutti i Paesi che intendo visitare, tranne la Georgia, dove tuttavia in frontiera – neppure a richiesta – è possibile stipulare una qualsivoglia forma assicurativa, e l’Armenia, dove invece questa deve essere obbligatoriamente stipulata (alla frontiera) ed è valida anche in Nagorno.

Nel corso del 2011 a nessun turista non-CSI è stato consentito il passaggio dalla Georgia alla Russia (e viceversa). In realtà, consultando i forum di ADVrider e Horizonsunlimited, apprendo che qualche moto turista è riuscito nell’intento, trattasi però di una coppia di lituani e di alcuni romeni … qualche nostalgia del passato, qualche parola di russo o addirittura la doppia cittadinanza, li ha forse aiutati.

Di fatto a nessun “occidentale” è stato consentito il passaggio ed inizio, quindi, seriamente a prendere in considerazione la possibilità di dover fare uso di un traghetto, per poter attraversare il Mar Nero e raggiungere così la Russia.

Tempesto di e-mail le varie società che garantiscono i collegamenti marittimi sul Mar Nero; ottengo pochissime risposte, molti indirizzi e-mail sono addirittura inesistenti … alla fine individuo due possibilità; la tratta Trabzon (TUR) – Sochi (RUS) e quella da Poti (GEO) – Kerch (UA).



A parte l’indeterminatezza sui prezzi, sulla effettiva possibilità di trasportare la moto, per non parlare degli orari (questi traghetti, di norma, partono solo quando sono pieni), vengo a sapere che il porto di Sochi in Russia potrebbe essere temporaneamente inagibile (almeno ad un certo tipo di navi) causa lavori di ammodernamento in vista delle Olimpiadi Invernali del 2014, mentre – per la seconda possibilità – il traghetto mi porterebbe in Ucraina e non in Russia, quindi molto più ad ovest di dove voglio recarm

panda

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« Reply #2 on: 24 September 2012, 12:45:40 PM »
Sono un po’ amareggiato, non so che decisione prendere; sono tentato ad abortire il viaggio e scegliere un’altra destinazione. I traghetti non mi piacciono molto; fanno perdere tempo, costano e, nel caso in questione, le informazioni a mia disposizione sono scarse e, in qualche circostanza, errate e quindi forvianti.

Decido dunque di pianificare il viaggio lasciandomi aperte tutte le possibilità; all’andata prevedo dunque di passare per Trabzon (TUR) e Poti (GEO) così da acquisire informazioni di prima mano, riguardanti le possibilità di traghettare il Mar Nero, quindi visitare con calma la Georgia, l’Armenia, e il Nagorno, rientrare in Georgia per dirigermi verso passo di Darial e tentare il passaggio. Qualora non vi riuscissi, sulla base delle informazioni acquisite all’andata, prenderei una decisione – navigazione lungo il Mar Nero o rientro via Turchia, magari visitando qualcosa di nuovo.

Dalla approfondita lettura di molti reports, stabilisco il percorso nel dettaglio, specie per quanto riguarda i Monasteri da visitare; ve ne sono tanti, tutti interessanti nonché particolari – sono sicuro di essermene lasciato qualcuno alle spalle.

Visitarli tutti sarebbe stato comunque impossibile; molti di essi si trovano inerpicati sulle montagne, distanti chilometri e chilometri dal centro abitato più vicino, raggiungibili solo a piedi o in macchina (e non certo con la mia moto!). La data della partenza, prevista per il 2 giugno, si avvicina. Il Ministero degli Affari Esteri a Tbilisi in Georgia, da me contattato via e-mail, conferma la chiusura del valico di frontiera con la Russia per i cittadini non-CSI, ma sui forum internazionali si susseguono le conferme che il valico è invece aperto a tutti, sin dalla fine dell’inverno di quest’anno. Boh! Staremo a vedere.

Nel frattempo controllo scrupolosamente la moto, acquisto su internet una coppia di Ohlins usati che faccio revisionare; si dimostreranno essere la scelta giusta per le strade del Caucaso!

Per le guide mi affido alle ottime Lonely Planet, mentre per le mappe mi rivolgo al sempre gentile Sig. Vanzo della Libreria Vel.

Si parte!

Alla fine, il percorso pianificato, con tutte le sue possibili varianti, risulta essere il seguente:


panda

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« Reply #3 on: 24 September 2012, 12:46:47 PM »
Sabato 2 Giugno 2012
Casa (ITA) - Pirot (SRB)
1036 km.

Tappa di “trasferimento”, temperatura fresca, pioggia forte, a tratti in Slovenia – per la cronaca, sarà  la prima ed unica volta che indosserò la tuta antipioggia durante il viaggio:crazy:

L’autostrada croata è noiosa, come al solito, poco da vedere e da fare … se non guidare. Passaggio di frontiera con la Serbia quasi un proforma, arrivo velocemente a Belgrado e, questa volta, seguendo le indicazioni per Nis, percorro la circonvallazione della capitale serba, che così viene superata in un baleno.

Noto pochissimo traffico. Le aree di sosta e di parcheggio sono infatti deserte ...



L’autostrada costruita da Milosevic termina a Nis; poco dopo, al bivio che mi porterebbe in Macedonia, tengo la sinistra lungo la E80 direzione la Bulgaria.

L’intenzione è quella di fermarmi per la notte presso lo stesso affittacamere vicino a Bela Palanca (SRB) e che utilizzai nel 2010 per il mio viaggio in Asia Centrale. Arrivo sul posto, ma noto subito che dalle finestre della camera vi sono dei panni stesi – purtroppo l'unica camera è occupata!

La sorridente proprietaria mi riconosce (almeno così mi lascia intendere) e mi liquida con una chiaro “nema problema”, mi spiega quindi di dirigermi verso Pirot (distante pochi chilometri) e fermarmi al primo motel lungo la strada, mima che avrebbe chiamato il proprietario per annunciare il mio arrivo.

Così faccio, arrivo a Pirot e trovo il proprietario ad accogliermi – la porta del garage è addirittura spalancata affinché vi possa parcheggiare subito la moto! Il simpatico signore mi spiega tuttavia che di li a poco vi sarà una festa di compleanno nel locale sottostante il motel, con annessa musica e si scusa quindi per l’eventuale rumore; ci penso un po’ su, ma cambiare sistemazione non mi va proprio (peraltro ho già scaricato la moto!).

In camera, mi incuriosisce l’antenna del televisore old style (altro che digitale terrestre!) …



… e mi godo un bel tramonto



Durante la cena (a base di “cevapcici” e “pivo”), vedo arrivare gli invitati alla festa; il più giovane avrà 70 anni; mi sento risollevato, di sicuro questi andranno a letto presto! ….

Purtroppo, invece, balleranno freneticamente sino alle 3 del mattino, alterneranno balli latino a rock sfrenato e, ovviamente, dormirò poco. Beh! Mi avevano informato.:tongue:

La tappa di oggi:


panda

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« Reply #4 on: 24 September 2012, 12:47:31 PM »
Domenica 3 Giugno 2012
Pirot (SRB) – Bandirma (TUR)
857 km.

Il proprietario, per scusarsi del rumore della notte trascorsa, mi delizia con una abbondante colazione e poi si offre di lustrarmi il parabrezza della moto. Noto che, per l’occasione, tira fuori dal cassetto magico una pelle di daino nuova di pacca!



Mi immetto lungo la E80, direzione Bulgaria, arrivo al confine in un baleno e le formalità burocratiche sono rapidissime; neanche il tempo di dover pagare la vignetta, le moto ne sono infatti esentate.

Strana sensazione entrando in Bulgaria, di fatto sono nuovamente nell’Unione Europea, ma vista la fatiscenza delle strade – rispetto a quelle serbe – non si direbbe proprio.

La strada non offre un granché, decido dunque di cambiare itinerario e passare per la Grecia. Giunto a Sofia, presa la circonvallazione, mi dirigo quindi a sud lungo la E79.

Poco dopo Studena, la strada inizia a salire per raggiungere i 1000 mt. di altezza; troppo pochi per poter rinfrescare una giornata che mi aspetto essere “bollente”.

Entro in Grecia e neanche me ne accorgo, vabbé che siamo in UE ma non mi pare che Bulgaria e Grecia aderiscano al trattato di Schengen.

Proseguo per Serres (Grecia), da lontano intravedo il mare e le isole Calcidiche, con una delle sue tre propagini, Agion Oros, che si protende verso l’Egeo.

Noto poco traffico (effetto della crisi??), mi immetto nella bella ed economica autostrada e dirigo verso il confine turco di Ipsala, che già conosco per averlo attraversato nel 2008.

Lungo il fiume Evros, che segna il confine greco-turco, ritrovo la consueta scenetta; militari greci e turchi che a pochi metri di distanza, l’un l’altro, si guardano in cagnesco!

Trovo le pratiche burocratiche per entrare in Turchia notevolmente semplificate rispetto al passato; la targa della moto non mi viene segnata sul passaporto, così pure non mi viene richiesto di apporre una firma sullo stesso per confermare che non avessi “nulla di dichiarare”.

Appena uscito dalla frontiera vengo avvicinato da una simpatica famigliola che, essendo di domenica, e non sapendo di meglio cosa fare, trovano divertente recarsi alla frontiera ed incontrare turisti che entrano nel Paese.



Mi dirigo verso sud, verso lo stretto di Dardanelli. Senza raggiungere Ecebat che si trova più a sud, mi fermo quindi a Gelibolu, dove ricordavo esserci dei traghetti; sono fortunato, ne trovo uno pronto a partire di li a poco.



Il traghetto è uno di quelli privati; parte solo quando è strapieno. Alla fine, a forza di manovre e spinte, riescono a farci stare anche una Opel Astra.


panda

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« Reply #5 on: 24 September 2012, 12:48:08 PM »
Lo stretto è trafficato da numerosi piccoli battelli…



…ed il mare è di un blu intenso.



Giungo “dall’altra parte”, e lascio al Garmin la scelta di individuare il tragitto più veloce per portarmi a nord-est, direzione Bandirma. Sbagliato! Mi porterà lungo una stradina di montagna che forse mi avrà fatto risparmiare qualche chilometro, ma sicuramente perdere molto più tempo.

In compenso il panorama merita …



Nonostante l’altitudine, la temperatura è molto elevata. Mi fermo di continuo per bere, quando sei in moto si suda ma te ne accorgi di meno; le soste al bagno sono quindi inevitabili; fortuna che le insegne sono inequivocabili …

Arrivo a Bandirma e, attirato da alcune BMW targate Grecia parcheggiate nei pressi, trovo un albergo.

Purtroppo non c’è altro parcheggio per la mia moto e mi tocca lasciarla in mezzo al marciapiede. Ma io, dall’alto della mia camera, la controllo! Se qualcuno tenta di portarla via, gli tiro l’olio bollente!



L’albergo è di fronte al mare.



La sera uno squisito kebab non me lo toglie nessuno!

La tappa di oggi:


panda

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« Reply #6 on: 24 September 2012, 12:49:25 PM »
Lunedì 4 Giugno 2012
Bandirma (TUR) – Samsun (TUR)
874 km.

So già che la tappa di oggi non offrirà particolari emozioni. Partenza di buon ora per recuperare il tempo perso; per come avevo pianificato, questa sera dovrei raggiungere Trabzon sulla costa del Mar Nero – ma il caldo incessante mi fa subito desistere dal tentativo.

Mi dirigo verso est lungo una veloce strada statale; giunto all’altezza di Bursa, punto a nord verso Istanbul, che comunque mi lascerò alla mia sinistra.

Terminato di costeggiare la propagine orientale del Mare di Marmara mi immetto nell’autostrada O-4 (E 80) che porta ad Ankara; memore di quello che era successo nel 2010 allorquando, non trovando il modo di come pagare l’autostrada, superai il ponte sul Bosforo e poi percorsi l’autostrada a sbafo, mi riprometto – questa volta – di stare con gli occhi ben aperti.

Arrivo al casello a passo d’uomo, nell’area di sosta che lo precede non c’è nessuno che vende tessere magnetiche o roba simile, i caselli sono sguarniti; ve ne sono di due tipi, uno tipo telepass e un altro, dove passo io, che ritengo sia per coloro i quali hanno una tessera tipo Viacard. E io che faccio?

Ovviamente passo, controllo lo specchietto più volte, nessuno si fa vivo ed allora proseguo diritto.

L’autostrada prosegue noiosa, giunto al bivio per Ankara, esco al casello per restare sulla E 80 direzione est. Anche qui, arrivo al casello a passo d’uomo … deserto! Supero il casello e una sirena suona impazzita, sulla destra c’è un gabbiotto con un tizio seduto fuori intento a parlare al cellulare.

Mi fermo, gli faccio capire che ho intenzione di pagare il pedaggio … lui con un eloquente gesto mi fa capire che posso andare. Va bene, se lo dici tu! Anche questa volta ho viaggiato in autostrada a sbafo ma, giuro, che ho fatto il possibile per pagare!

Mi trovo a precorrere lo stesso tratto di strada percorso nel 2010 per il viaggio a Samarcanda, ma oggi ci saranno almeno 15 gradi in più; caldo soffocante, spesso mi fermo per una sosta e in una di queste trovo dei bagni iper-tecnologici …



… con tanto di autolavaggio esterno …



Superato Merzifon punto a nord lungo la E 95, verso Samsun, che raggiungerò nel tardo pomeriggio.

Ho il mio primo contatto visivo con il Mar Nero, ovviamente è enorme – pare essere un oceano.

Trovo un buon albergo vista mare e la sera – dopo un ottimo kebab – giro per la città.

Scopro che Samsun è stata il luogo dal quale Mustafa Kermal (poi chiamato anche con l’appellativo di Atatürk, il Padre dei turchi), fondatore e primo presidente della Turchia, alla testa di un movimento popolare di liberazione, ha dato avvio alla campagna militare che portò alla sconfitta di ciò restava dell’Impero Ottomano.

La tappa di oggi:


panda

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« Reply #7 on: 24 September 2012, 12:49:49 PM »
Martedì 5 Giugno 2012
Samsun (TUR) – Poti (GEO)
609 km.

Parto di buon ora, sperando che il fresco duri almeno per un po’. Non sarà così, purtroppo!

Uscendo da Samsun mi imbatto in una miriade di taxi collettivi (tipo i marshrutka in terra russa) che a colpi di accelerazioni e sterzate da brivido si contendono il potenziale cliente ai lati delle strade. Uno di questi taxi, alla mia sinistra si accorge che poco più avanti, sulla destra, c’è un gruppo di clienti – non ci pensa un attimo mi taglia la strada pericolosamente (per me!) senza guardare – l’indicatore di direzione è l’ultimo dei suoi problemi!

Se ad un motociclista servono, di norma, quattro occhi, in Asia ne servono sei!

Vabbè, vorrà dire che starò maggiormente attento.:wink:

Finalmente mi immetto sulla strada costiera E70 che mi porterà in Georgia; aspettavo da tempo questo momento. Ricordo infatti di aver gustato particolarmente la strada costiera nel sud.

Purtroppo ne resterò deluso, questa qui è una vera e propria strada statale, che assomiglia più ad una autostrada – due corsie per senso di marcia, spartitraffico ampio che mi consente di intravedere il Mar Nero solo a tratti.

Peccato!

In compenso, la polizia, correttamente segnala con appositi cartelli e molto in anticipo, la presenza del radar per il controllo velocità. Auto civetta parcheggiate sulla destra contromano (viste negli anni passati), non mi pare di averne incontrate. La multa è quindi scongiurata.

Passo al largo di Trabzon (Trebisonda); contrariamente a quanto avevo preventivato, non mi fermo al porto per chiedere informazioni in merito al traghetto per Sochi (RUS) – qualche giorno prima di partire da casa – sul sito della compagnia di navigazione – erano state pubblicate le date e gli orari di partenza dei traghetti, con i relativi costi.

Arrivo alla frontiera con la Georgia nei pressi di Sarpi, al riguardo avevo sentito voci discordanti circa i tempi di attesa; alla fine me la cavo in meno di 30 minuti. I controlli per entrare sono veloci – la giovane poliziotta al gabbiotto, forse emozionata, si confonde e mi augura un “Welcome to Turkey”:confused:; non gli dico nulla per non mortificarla.

L’architettura dell’edificio che ospita la frontiera georgiana mi ricorda qualcosa, che però mi sfugge…


panda

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« Reply #8 on: 24 September 2012, 12:50:15 PM »
Acquisto un po’ di valuta georgiana (il lari) e cerco di stipulare una assicurazione per la moto; niente da fare – non essendo obbligatoria ... nessuno la vende. Strano, perché ricordo di aver letto su di un report di viaggio (scritto da non ricordo di chi) che sarebbe stato possibile …

Entrando in Georgia a Sarpi, si entra in Agiara, repubblica che gode una particolare autonomia in seno alla Georgia. Che l’Agiara sia autonoma non me ne rendo conto, a parte vedere – ogni tanto – lungo le strade sventolare la particolare bandiera (a strisce bianche e blu alternate, con la bandiera della Georgia nel cantone in alto a destra).

Con la Georgia … iniziano le buche – ma per ora, sono ancora “sopportabili”. Come al solito, di buche se ne trovano molte di più all’interno dei paesi/città che fuori – il limite di velocità da tenere è basso, e non si sente forse il bisogno di ripararle.

Attraverso Batumi (la capitale) e vengo inghiottito dal traffico caotico – ma non c’è problema per l’orientamento; finché mi dirigo a nord ed il mare è alla mia sinistra, tutto bene!

Noto che una mastodontica X5 completamente oscurata (e credo pure blindata) mi sta alle calcagna da qualche chilometro; accelero e lui accelera, rallento e lui rallenta – penso che (come spesso capita) il guidatore o gli occupanti mi stiano riprendendo con il cellulare o con la telecamera … ad un certo punto – all’altezza di un bar – mi affianca, mi supera, mi taglia la strada e si para davanti alla moto – dal lato passeggero, ne scende un omone grosso, ma tanto grosso!

… mi guarda fisso e mi fa “Cumpà, da dove vieni?” --- ma vaffanculo!

E’ un italiano che ha fatto i soldi a Batumi. Vista la macchina (una volta ferma, noto che è proprio blindata), l’abbigliamento (“capezze” di oro a non finire), la circostanza che l’uomo alla guida resti con il motore acceso, mi guardo bene dal chiedergli come li abbia fatti … mi offre un caffè e io tremo ancora dallo spavento. Simpatica persona, ma poteva presentarsi in altro modo!

Arrivo (sano e salvo!) a Poti nel tardo pomeriggio e vengo accolto da una delle tante statue del “baffone”, ma non credo proprio che si tratti di Stalin.



Prima di cercare l’albergo mi reco direttamente al porto per individuare la biglietteria qualora decidessi di prendere, da qui, il traghetto per Kerch (Ucraina).

Dopo un lungo girare (per la squallida città), trovo la sede della compagnia marittima – è purtroppo già chiusa, ma un gentile ragazzo, da dietro una vetrata, mi fornisce qualche indicazione. Mi conferma che il traghetto esiste, ma mi lascia intendere che potrebbe partire solo se pieno …

Vabbè, ci penseremo più avanti!

Trovo l’albergo prescelto sulla Lonely, caro, sporco e con la doccia che non funziona. Andiamo bene! Per giunta, la colazione non viene servita prima delle 08.30!

La sera, dopo cena, rifaccio un giro per la città – nulla da fare, la prima impressione è quella che conta.

Brutta città questa Poti!

La tappa di oggi:


panda

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« Reply #9 on: 24 September 2012, 12:51:06 PM »
Mercoledì 6 Giugno 2012
Poti (GEO) - Akhaltsikhe (GEO)
307 km.

Da oggi, posso dire che inizio a fare il turista per davvero – le tappe si fanno infatti più brevi, per darmi modo di visitare ciò che mi sono ripromesso di vedere.

Partenza all’alba (senza colazione!) e mi immetto sulla M2 (E97) direzione Tblisi.

Mi accorgo che la visiera del casco balla in modo inusuale – mi fermo e controllo; ho perso uno dei fermagli che la tengono in posizione! Evidentemente, la sera prima, nel rimontarla dopo averla pulita non ho stretto bene. Non c’è problema, l’american tape ripara tutto! :idea:

Oltre alle buche, mi sorprende la miriade di mucche in mezzo alla strada – non mi danno l’idea di essere al pascolo, sono proprio abbandonante a se stesse forse dall’alba – mi auguro che la sera vengano ricondotte nelle loro stalle.

Sono veramente pericolose, specie quelle che si sdraiano ai lati della strada, e se all’ombra di un albero – le vedi solo all’ultimo minuto.



Di tanto in tanto, qualche automobilista georgiano cerca di ingaggiarmi in qualche gara “pisellometrica” – ovviamente lo lascio passare.

Polizia ne incontro spesso – è ferma ai lati della strada ma non mi pare attenta al traffico, stanno li fermi, a fumare e bighellonare. Sembrano addirittura intimoriti da questi scalmanati automobilisti!

Passo per Samtredia e per un breve tratto costeggio il fiume Rioni che nasce dalla catena montuosa  del Caucaso; il colore dell’acqua non lascia dubbi circa la sua provenienza.



Arrivo a Kutaisi (seconda città della Georgia) e mi metto alla ricerca della Cattedrale di Bagrati, costruita nel secolo XI.

La Lonely (aggiornata al 2008), lascia intendere che la Cattedrale sarebbe stata, di li a poco, restaurata.

Così è, e – dopo una faticosa scarpinata a piedi – la trovo purtroppo chiusa!



Mi colpisce questa grande e pacchiana piazza, forse la più importante a Kutiasi; piena di statue di animali rivestiti in simil oro.


Riprendo la strada che mi porterebbe a Tbilisi ma, all’altezza di Khashuri, piego a sud lungo la M8. La strada ben presto inizia a salire e la temperatura si fa più gradevole.

Di tanto in tanto si trovano lungo la strada, i resti di quelli che potrebbero essere state delle piccole fortezze.



Arrivo a Akhaltsikhe nel primo pomeriggio, così da avere tutto il tempo per visitare il Monastero di Sapara e la città di Vardzia.

La Lonely riporta che il Monastero di Sapara è distante 12 km. dal centro della città, ma non spiega come arrivarci e, su tutto, non entra nei dettagli circa il fondo stradale. A fatica trovo le indicazioni per il Monastero ma mi trovo di fronte una strada ripida, fatta di ciotoli, credo difficile da percorrere con la mia moto. Chiedo informazioni e riesco a capire che, dall’altra parte della montagna ove si erige il Monastero (e che dalla città di Akhaltsikhe non è comunque visibile) ci dovrebbe essere un’altra strada, in migliori condizioni. Dopo un lungo cercare, finalmente la trovo, ma mi pare peggiore della prima.

Cambio allora strategia di attacco, vado in cerca dell’albergo e poi si vedrà. Giro non poco per trovarne un decente – alla fine scelgo il Prestige, dal nome altisonante.

Per la visita al Monastero, la proprietaria mi suggerisce di affidarmi ad un tassista che, in meno di 5 minuti, si materializza di fronte a me – concordiamo il prezzo per la visita a Sapara, compresa anche la città rupestre di Vardzia.

Le condizioni della Ford Escort adibito a taxi, sono quelle che si possono immaginare …



Capisco subito che l’autista è un folle alla guida; gli faccio capire che non ho fretta – mi dice che lui è un “professional” alla guida ....



La strada per il monastero di Sapara è impervia, non avrei potuto percorrerla con la mia moto mukka!

Ad esclusione del cartello all’inizio del sentiero, non ci sono altre indicazioni stradali; si incontrano spesso dei bivi ed è difficile capire quale direzione prendere, anche perché non c’è nessuno a cui chiedere. La strada sale ripida, ed il paesaggio è veramente bello ...




panda

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« Reply #10 on: 24 September 2012, 12:52:16 PM »
Dopo oltre mezz’ora di marcia forzata si intravede, tra gli alberi, il Monastero ...





Ma perché mai i Monasteri della Georgia e dell’Armenia sono così lontani e difficilmente accessibili ai fedeli? E’ una domanda che mi porrò per tutto il viaggio … ed alla fine troverò quella che mi pare essere la risposta più logica.

Il complesso risale al IX secolo ed è costituito da due chiese.





Con “professional”, riscendiamo la montagna alla volta della città di Vardzia, la cui caratteristica e che si sviluppa su ben 13 livelli, con le abitazioni scavate nella roccia, per un totale di oltre 5000 stanze!



Lasciato il taxi, con una lunga scarpinata si raggiungono le abitazioni



Dall’alto si gode uno splendido panorama della valle sottostante



Rientrando verso Akhaltsikhe, “professional” continua a guidare in modo spericolato e, solo alzando la voce, riesco finalmente a farmi capire.

Scatto qualche foto alla fortezza di Khertvisi che incontriamo lungo la strada del ritorno.





La sera, dopo mangiato, faccio una passeggiata nella città vecchia (Rabati)







Rientrato in albergo, trovo la figlia della proprietaria che, in un buon inglese, si scusa per il comportamento del tassista a cui mi hanno affidato, evidentemente questi ha riferito che gli avevo urlato contro.

La ragazza, con un candore disarmante – mi fa capire che “professional” è lo scemo del paese, non ha lavoro e talvolta gli affidano qualche turista da portare in giro!

Ahahaha, viva la sincerità!!!!!!

La tappa di oggi:


panda

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« Reply #11 on: 24 September 2012, 12:53:21 PM »
Giovedi’ 7 Giugno 2012
Akhaltsikhe (GEO) – Yerevan (ARM)
434 km.

Oggi si entra in Armenia.

Riprendo la M1 percorsa con “professional” il giorno prima, la strada inizia a salire e mi porterà presto a superare i 2000 mt. di altezza. In un baleno mi ritrovo al confine di Ninotsminda (GEO) - Bavra (ARM).

Le pratiche per uscire dalla Georgia sono rapidissime come anche quelle per entrare in Armenia, sebbene ora debba richiedere il visto e stipulare l’assicurazione della moto, obbligatoria.

Appena arrivato un efficientissimo poliziotto armeno mi consegna i moduli da compilare e nel frattempo demanda al suo collega la trascrizione dei dati della moto. Il visto (3000 AMD, circa 6€!) si paga in valuta locale; nessun problema, c’è un minuscolo sportello dove cambio i soldi.

Ottenuto il visto, passo al controllo doganale ma vengo esentato a fare la fila con i frontalieri (che, tra l’altro, sorridono felici).

Passo poi a stipulare l’assicurazione per la moto, per la vertiginosa cifra di 1900 AMD (meno di 4€) … credo che i massimali siano comunque piuttosto bassi!

L’impiegato è una specie di rag. Filini, molto scrupoloso – converte addirittura i dati di potenza della moto espressi nel libretto in KW in CV. E’ inoltre “posseduto” dal computer, ed ha grosse difficoltà nell’usarlo.

In compenso è gentilissimo e lo lascio fare con calma. Ci mancherebbe altro.

Lascio la frontiera tra saluti e strette di mano; la prima impressione (che poi è quella che conta!) è ottima.

Riprendo a muovere verso sud, ma forse distratto dai bellissimi nidi di cicogna che incontro lungo la strada





… una volta giunto a Gymuri mi tengo troppo a ovest e finisco per abbandonare la strada statale a favore di una specie di provinciale con molte più buche.

Non tutto il male viene per nuocere, la strada mi porta infatti molto vicino al confine con la Turchia e mi viene da sorridere vedendo la lunga fila di altane di vigilanza turche …



… temono forse di essere invasi dagli armeni?

panda

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« Reply #12 on: 24 September 2012, 12:54:00 PM »
Chiesa di cui non conosco il nome, mi pare di capire da poco completata …



… e il suo interno ...



... qualche pezzo ardimentoso ...



Si sta facendo tardi è meglio ripartire e dirigersi verso la capitale Yerevan. Ho già scelto sulla guida, l’albergo dove pernottare, ho le sue coordinate, ma senza la cartografia digitalizzata, so che sarà difficile trovarlo.

Arrivo a Yerevan, traffico caotico, caldo impressionante – giro e ti rigiro, ma l’albergo non si trova.

Chiedo informazioni più volte, poi trovo due ragazzi che senza neanche farselo chiedere salgono in macchina e mi dicono di seguirli. Nel giro di 10 minuti siamo di fronte all’albergo; gli voglio offrire una birra ma vanno di fretta …

L’albergo è l’Areg, consigliato dalla Lonely e da qualche moto turista sui siti internazionali; veramente ottimo; garage per parcheggiare la moto, mini appartamenti che danno su un cortile interno, prezzo ragionevole e, su tutto, non lontano dalla stazione della metropolitana.

Domani sarà una giornata di intero riposo a zonzo per la capitale e la sua periferia, così da poter visitare un paio di siti interessanti. Prima di cena mi lancio in una delicata operazione di bucato!

La tappa di oggi:


panda

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« Reply #13 on: 24 September 2012, 12:55:37 PM »
Venerdì 8 Giugno 2012
Yerevan (ARM)

Sono tante le cose da fare appena mi sveglio; sembra che debba andare al lavoro!

Per prima cosa devo cercare la Rappresentanza del Nagorno - Karaback (NKR) per chiedere il visto e non perdere quindi tempo in frontiera, poi vorrei visitare il Tempo di Garni e il Monastero di Geghard  che si trovano ad est della città, e quindi “fuori mano” rispetto la strada che dovrò percorrere l’indomani (verso sud) e, infine, dedicarmi alla visita della città.

Colazione con molta calma – non prima delle 0830; mi spiegano che prima non è possibile, come in Georgia, anche in Armenia se la prendono comoda, non c’è fretta! Basti pensare che nelle scuole, le lezioni non iniziano prima delle 9, gli uffici pubblici aprono solo alle 10, per non parlare dei musei, non prima delle 11 e alle 16 sono già chiusi.

Prendo la metropolitana e poi raggiungo a piedi la Rappresentanza del NKR (che apre alle 10.00!!), gentilissimi; comunico l’itinerario che intenderò percorrere e le cose da visitare. Mi viene detto di lasciare il passaporto e ripassare alle 15.00 per ritirare il tutto, compreso il lasciapassare, così da poter evitare, una volta arrivato a Stepanakert, la registrazione.

La Lonely (edizione 2008), lascia intendere che, in tutti i casi, occorre passare presso il Ministero degli Affari esteri a Stepanakert per la registrazione; così tuttavia non è stato – con il lasciapassare in mano si è a posto (qui le informazioni aggiornate http://www.nkr.am/en/the-procedure-of-foreign-citizens-entry-to-the-nkr/92/).

Senza mezzi termini, l’addetta mi suggerisce anche l’albergo dove sostare a Stepanakert, forse sono suoi parenti! Ovviamente sorrido e ringrazio per la gentilezza.

Esco dalla Rappresentanza e mi metto alla ricerca di un taxi che mi porti al Tempo di Garni e al Monastero di Geghard – ne trovo uno che fa al mio caso, non ha insegne – credo quindi sia abusivo – ma è uno splendido Volga 3110, macchinone russo di vecchia memoria.



Lungo la strada per il Tempio di Garni, ci fermiamo ad ammirare l’Arco di Ararat, eretto in memoria del poeta armeno Charenz



In questa si intravede in lontananza il Monte Ararat (in pieno stile Alfred Hitchcock, la panza è quella del tassista ...)



Il Monte Ararat


La visita al Tempio di Garni (edificato nel I secolo d.C) è d’obbligo, ma non mi entusiasma; sarà forse perché pare la piccola brutta copia del Partenone o forse per i turisti (guarda caso italiani …) appollaiati alla sua base...



Mi sposto poi a visitare il Monastero di Geghard, e del perchè sia entrato a far parte della lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO è presto detto – trattasi di un complesso di chiese, monasteri e sacrestie, parzialmente incastrati nella roccia ...














Si è fatto tardi, rientriamo quindi in città e passiamo vicino alla statua della Madre Armenia, che guarda in direzione del confine con la Turchia e brandisce una spada a difesa del popolo armeno.

Ecco forse spiegata la ragione per la quale il confine turco è blindato!


panda

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« Reply #14 on: 24 September 2012, 12:56:09 PM »
Mi faccio lasciare direttamente presso la Rappresentanza del NKR; non sono ancora le 15.00 ma il passaporto – con il suo coloratissimo visto – è già pronto.

Finalmente mi posso dedicare alla visita di Yerevan – seguo il consiglio della Lonely che suggerisce di percorrere un itinerario a piedi che taglia la città da nord a sud.

La Cascade è una lunga rampa di gradini, ornata ai lati da statue dal sapore un po’ kitsch (almeno per i miei gusti)