Topic: 27 - 28 ottobre giro in Sicilia  (Read 3792 times)


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« Reply #15 on: 26 October 2007, 22:35:22 PM »
ecco il giro per il gruppo di sabato mattina, domenica si uniscono agli altri.

Tra nobili residenze barocche e non   

PIAZZA ARMERINA  (da Vibo km 280)
dominata dal castello aragonese, e divenuta famosa in tutto il mondo per la Villa Romana del Casale, e circondata da boschi, ed ha conservato intatto il suo centro storico. Ravvivato da verdi giardini, esso è arricchito da antichi monumenti come il Duomo del 1600, costruito sui ruderi di una chiesa più antica, col Museo Diocesano che custodisce il tesoro oltre a paramenti e statue di cera; la chiesa barocca di San Rocco, col portale di tufo intagliato; i numerosi palazzi nobiliari; il Municipio con il soffitto affrescato; la chiesa di San Giovanni Evangelista; il Priorato di S. Andrea, di chiaro carattere normanno; la Commenda dei Cavalieri di Malta, di grande pregio per l'armonia della struttura; la Torre del Cannine, mirabile per la purezza delle linee architettoniche
A Piazza Armerina si lega, soprattutto, la Villa Romana del Casale, uno tra i più insigni ritrovamenti archeologici della Sicilia

CHIARAMONTE GULFI (RG) ( 74km)
Situata in posizione panoramica, la cittadina sorge su una collina da cui si domina la valle dell'Ippari e si ammira la pianura che si spinge fino alle coste del mare. Distrutta dagli angioini nel 1299, venne successivamente ricostruita dai Chiaramente. Alla cacciata dei francesi la guida della città venne assunta da Manfredi Chiaramente che ricostruì la città, la cinse dì mura, le diede un Castello ed il nome del suo casato a cui, nel 1881, venne aggiunto quello di Gulfi, nome del primitivo centro musulmano distrutto nel 1299.
Non lontano, nella zona di Santa Margherita, vi sono alcune grotte in cui è possibile ammirare i resti di affreschi medievali raffiguranti la Crocifissione di Cristo e, forse, anche di Santa Margherita. Una leggenda popolare, legata al culto di questa Santa, narra della liberazione del territorio di Gulfi di un terribile serpente.
Il nucleo originario, nato dai resti dell'antica Akrìllai distrutta dagli arabi e i cui abitanti sopravvissuti fondarono il nuovo centro che chiamarono Gulfi, risale ai secoli XII e XIII mentre l'antica Akrìllaiiu fondata da coloni greci circa 70 anni dopo la colonizzazione di Siracusa. Secondo lo storico Tito Livio la città fu usata come fortilizio abbastanza agguerrito nel corso della 2° Guerra Punica. Resti dell'antico sito sì trovano in località Piano Grillo, Citali, Piano del Conte-Morana, Casazze mentre diverse necropoli risalenti al periodo greco-ellenistico si trovano in località Mazzaronello-Scornavacche, Paraspola-Pipituna, Canalotto-Donna Pirruna e Lago-Passaguastelli.
Da visitare: la Chiesa Madre dedicata a S. Maria La Nova (XV sec.) in stile gotico, la chiesa di San Filippo, la chiesa del SS. Salvatore, l'Arco dell'Annunziata, porta d'ingresso principale al castello chiaramontano, la chiesa di S. Giovanni, il Santuario della Madonna di Gulfi (a 3 km dall'abitato).

PALAZZOLO ACREIDE (SR) (32km)
Sub-colonia siracusana, fu fondata come avamposto militare nel 664 a.C. sulla sommità di un'alta collina del monte Lauro. Dopo la sua fondazione Akrai fu coinvolta nelle guerre siracusane e decadde sotto i Romani. Prima della fondazione della città, la zona fu abitata durante il paleolitico superiore (fino a 20.000-10.000 anni a.C.). I resti monumentali più importanti sono il Teatro (III sec. a.C.), il Bouleuterìon (luogo di riunione del Consiglio), due latomie ad est del Teatro, i Santonì (12 sculture rupestri). Le prime notizie dell'attuale centro si risalgono al XII secolo quando comparve con il nome di Placeolum in una bolla papale del 1169. Semidistrutta dal terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia orientale, venne subito ricostruita trovando nello stile barocco l'omogeneità architettonica più significativa.
Da visitare: la Chiesa Madre, la Chiesa dell'Annunziata, la Chiesa di S. Sebastiano, la Chiesa di S. Paolo. Particolarmente interessante è la Casa-Museo fondata da Antonino Uccello; in essa sono raccolti i vecchi attrezzi e gli utensili della vita contadina.
Il Mulino ad acqua di S. Lucia
(Museo della Macina del Grano)
Ubicato nella Valle dei Mulini è il quarto di una serie di mulini che venivano messi in movimento dalle acque del torrente Purbella. La sua presenza viene attestata fin dal XVI sec. Si conserva ancora integro nelle sue parti, immerso in una valle incontaminata adombrata da querce e noci, animata solo dallo scorrere delle acque del torrente che lo lambiscono e dalla fauna che popola il suo territorio. Nei suoi ambienti è stato allestito, per consentire una lettura tecnica e storica del mulino ad acqua, il Museo della Macina del Grano in cui viene illustrata l'evoluzione avvenuta nella tecnica di macinazione dei cereali (dalla preistoria fino alla utilizzazione dell'energia idraulica), il lavoro e la maestria dei mugnai. Il documentario "Mulino ad acqua in Sicilia. Tecnica e lavoro", consente ai visitatori di avere una chiara comprensione degli elementi tecnici, facendoli vedere nella loro funzionalità, e dei lavori inerenti l'attività molitoria.

NOTO (SR) (31km)
NOTO (e il barocco). La nuova città sorse nel 1703 dopo che la vecchia Noto era stata distrutta dal terremoto del 1693. Sviluppatasi assai rapidamente, è un concreto esempio degli ideali urbanistico-architettonici della cultura settecentesca siciliana. Caratteristici, oltre al tufo in cui tutta la città è intagliata, gli scenografici complessi edilizi e le gradinate di raccordo dei diversi livelli. Di notevole interesse il Villaggio preistorico in località Castellacelo (civiltà di Castelluccio) e le necropoli dell'età del bronzo.
Da visitare: i resti del Castello del XIII sec., la Chiesa di S. Domenico e il convento dei domenicani (oggi sede della Biblioteca Comunale), la Chiesa ed il Collegio dei Gesuiti, le Chiese del Carmino, di S. Maria dell'Arco, di S. Chiara, di S. Francesco, il Monastero, la Chiesa di S. Carlo, il Duomo dichiarato monumento nazionale con decreto del 21 novembre 1940 e recentemente parzialmente crollato, le Chiese dì S. Michele (splendida acquasantiera del XV sec.) e del SS. Crocifisso, il Palazzo Ducezio (sede municipale) ed i Palazzi Landolina (Sant'Altane), Nicolacì (Villadorata), Astuto, Trigona (Cannicarao) e Impellìzzeri, l'unica dimora nobiliare del tardo '700 di Noto Alta.
Da visitare nei dintorni: Eremo di San Corrado.

NOTO ANTICA (SR)
L'antica Néai, la Netum romana, di origine sicana, si estende sull'inespugnabile altura cuoriforme di Monte Alveria, a 425 metri di quota ed a 15 km dall'attuale paese di Noto, bagnata dai fiumi Asinaro e Salitello. Qui la presenza umana ha lasciato tracce significative. Le vestigia delle varie civiltà che si sono succedute nel tempo sono testimonianza di millenni di storia: le necropoli sicule di Monte Alverìa (IX sec. a.C.), fuori dalla Porta della Montagna, i reperti della cultura di Castelluccio (XIX-XV sec. a.C.) e del Finocchito ((VII sec. a.C.), nei limitrofi di Noto Antica, costituiscono una ragguardevole testimonianza di questo noto centro siculo. Secondo la leggenda questa città avrebbe dato i natali a Ducezio, il mitico siculorum rex che avrebbe coalizzato gli abitanti a difendersi dall'assedio dei siracusani fortificando la città con una possente cinta muraria.
L'ingresso si guadagna attraversando la Porta della Montagna. All'interno della città antica, in contrada Pastuchera, si intravedono ruderi dell'epoca di Jerone II, periodo in cui assunse una certa importanza: resti del Gymnasium, heroa ed agorà ellenistici (III sec. a.C.), luoghi di venerazione di defunti. Sotto il senato romano Netum venne riconosciuta Civitas Fcederata. Col diffondersi del Cristianesimo i netini adottarono la nuova religione; ne sono testimonianza la Grotta del Carciofo (catacomba ebraica) e la Grotta delle Cento Bocche (catacomba proto-cristiana).
Nell'866 Noto, conquistata dagli arabi e mai sottomessa con la forza, divenne capovalle amministrativa di una delle tre circoscrizioni in cui fu divisa risola. Due secoli dopo venne occupata dai normanni di cui restano il poderoso Castello Reale (XI-XVI sec. d.C.) e i ruderi delle chiese dì S. Nicolo e di S. Francesco. Ai normanni seguirono svevi, angioini, aragonesi (con rè Martino II), castigliani (con Alfonso il Magnanimo). Nel 1600 la Noto medievale aveva edificato chiese e palazzi subendo la prima influenza dell'arte barocca: i ruderi della chiesa del Carmine, del Collegio dei Gesuiti, del Convento dei Cappuccini, di Palazzo Belludia. L'11 gennaio del 1693 una violenta scossa sismica la rase al suolo e la distrusse. L'eremo di S. Maria della Provvidenza fu qui costruito nel secolo XVIII a ricordo del disastroso evento.
Da visitare nei dintorni: la ridente stazione climatica di Testa dell'Acqua (20 km), S. Lucia di Mendola (25 km) caratterizzata da una catacomba cristiana con nicchie funerarie, il villaggio preistorico di Castelluccio con le 200 tombe a grotticella della Cava della Signora, l'Oratorio bizantino e la Grotta dei Santi con decorazioni pittoriche bizantine e cinquecentesche, l'altura del Finocchito, importante insediamento preistorico (IX-VII sec. a.C.) dove vissero popolazioni contemporanee a quelle di Monte Alveria.
« Last Edit: 01 January 1970, 02:00:00 AM by Guest »
"Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un solo passo." Lao-Tzû

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Tra nobili residenze barocche e non   

PIAZZA ARMERINA  (da Vibo km 280)
dominata dal castello aragonese, e divenuta famosa in tutto il mondo per la Villa Romana del Casale, e circondata da boschi, ed ha conservato intatto il suo centro storico. Ravvivato da verdi giardini, esso è arricchito da antichi monumenti come il Duomo del 1600, costruito sui ruderi di una chiesa più antica, col Museo Diocesano che custodisce il tesoro oltre a paramenti e statue di cera; la chiesa barocca di San Rocco, col portale di tufo intagliato; i numerosi palazzi nobiliari; il Municipio con il soffitto affrescato; la chiesa di San Giovanni Evangelista; il Priorato di S. Andrea, di chiaro carattere normanno; la Commenda dei Cavalieri di Malta, di grande pregio per l'armonia della struttura; la Torre del Cannine, mirabile per la purezza delle linee architettoniche
A Piazza Armerina si lega, soprattutto, la Villa Romana del Casale, uno tra i più insigni ritrovamenti archeologici della Sicilia

CHIARAMONTE GULFI (RG) ( 74km)
Situata in posizione panoramica, la cittadina sorge su una collina da cui si domina la valle dell'Ippari e si ammira la pianura che si spinge fino alle coste del mare. Distrutta dagli angioini nel 1299, venne successivamente ricostruita dai Chiaramente. Alla cacciata dei francesi la guida della città venne assunta da Manfredi Chiaramente che ricostruì la città, la cinse dì mura, le diede un Castello ed il nome del suo casato a cui, nel 1881, venne aggiunto quello di Gulfi, nome del primitivo centro musulmano distrutto nel 1299.
Non lontano, nella zona di Santa Margherita, vi sono alcune grotte in cui è possibile ammirare i resti di affreschi medievali raffiguranti la Crocifissione di Cristo e, forse, anche di Santa Margherita. Una leggenda popolare, legata al culto di questa Santa, narra della liberazione del territorio di Gulfi di un terribile serpente.
Il nucleo originario, nato dai resti dell'antica Akrìllai distrutta dagli arabi e i cui abitanti sopravvissuti fondarono il nuovo centro che chiamarono Gulfi, risale ai secoli XII e XIII mentre l'antica Akrìllaiiu fondata da coloni greci circa 70 anni dopo la colonizzazione di Siracusa. Secondo lo storico Tito Livio la città fu usata come fortilizio abbastanza agguerrito nel corso della 2° Guerra Punica. Resti dell'antico sito sì trovano in località Piano Grillo, Citali, Piano del Conte-Morana, Casazze mentre diverse necropoli risalenti al periodo greco-ellenistico si trovano in località Mazzaronello-Scornavacche, Paraspola-Pipituna, Canalotto-Donna Pirruna e Lago-Passaguastelli.
Da visitare: la Chiesa Madre dedicata a S. Maria La Nova (XV sec.) in stile gotico, la chiesa di San Filippo, la chiesa del SS. Salvatore, l'Arco dell'Annunziata, porta d'ingresso principale al castello chiaramontano, la chiesa di S. Giovanni, il Santuario della Madonna di Gulfi (a 3 km dall'abitato).

PALAZZOLO ACREIDE (SR) (32km)
Sub-colonia siracusana, fu fondata come avamposto militare nel 664 a.C. sulla sommità di un'alta collina del monte Lauro. Dopo la sua fondazione Akrai fu coinvolta nelle guerre siracusane e decadde sotto i Romani. Prima della fondazione della città, la zona fu abitata durante il paleolitico superiore (fino a 20.000-10.000 anni a.C.). I resti monumentali più importanti sono il Teatro (III sec. a.C.), il Bouleuterìon (luogo di riunione del Consiglio), due latomie ad est del Teatro, i Santonì (12 sculture rupestri). Le prime notizie dell'attuale centro si risalgono al XII secolo quando comparve con il nome di Placeolum in una bolla papale del 1169. Semidistrutta dal terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia orientale, venne subito ricostruita trovando nello stile barocco l'omogeneità architettonica più significativa.
Da visitare: la Chiesa Madre, la Chiesa dell'Annunziata, la Chiesa di S. Sebastiano, la Chiesa di S. Paolo. Particolarmente interessante è la Casa-Museo fondata da Antonino Uccello; in essa sono raccolti i vecchi attrezzi e gli utensili della vita contadina.
Il Mulino ad acqua di S. Lucia
(Museo della Macina del Grano)
Ubicato nella Valle dei Mulini è il quarto di una serie di mulini che venivano messi in movimento dalle acque del torrente Purbella. La sua presenza viene attestata fin dal XVI sec. Si conserva ancora integro nelle sue parti, immerso in una valle incontaminata adombrata da querce e noci, animata solo dallo scorrere delle acque del torrente che lo lambiscono e dalla fauna che popola il suo territorio. Nei suoi ambienti è stato allestito, per consentire una lettura tecnica e storica del mulino ad acqua, il Museo della Macina del Grano in cui viene illustrata l'evoluzione avvenuta nella tecnica di macinazione dei cereali (dalla preistoria fino alla utilizzazione dell'energia idraulica), il lavoro e la maestria dei mugnai. Il documentario "Mulino ad acqua in Sicilia. Tecnica e lavoro", consente ai visitatori di avere una chiara comprensione degli elementi tecnici, facendoli vedere nella loro funzionalità, e dei lavori inerenti l'attività molitoria.

NOTO (SR) (31km)
NOTO (e il barocco). La nuova città sorse nel 1703 dopo che la vecchia Noto era stata distrutta dal terremoto del 1693. Sviluppatasi assai rapidamente, è un concreto esempio degli ideali urbanistico-architettonici della cultura settecentesca siciliana. Caratteristici, oltre al tufo in cui tutta la città è intagliata, gli scenografici complessi edilizi e le gradinate di raccordo dei diversi livelli. Di notevole interesse il Villaggio preistorico in località Castellacelo (civiltà di Castelluccio) e le necropoli dell'età del bronzo.
Da visitare: i resti del Castello del XIII sec., la Chiesa di S. Domenico e il convento dei domenicani (oggi sede della Biblioteca Comunale), la Chiesa ed il Collegio dei Gesuiti, le Chiese del Carmino, di S. Maria dell'Arco, di S. Chiara, di S. Francesco, il Monastero, la Chiesa di S. Carlo, il Duomo dichiarato monumento nazionale con decreto del 21 novembre 1940 e recentemente parzialmente crollato, le Chiese dì S. Michele (splendida acquasantiera del XV sec.) e del SS. Crocifisso, il Palazzo Ducezio (sede municipale) ed i Palazzi Landolina (Sant'Altane), Nicolacì (Villadorata), Astuto, Trigona (Cannicarao) e Impellìzzeri, l'unica dimora nobiliare del tardo '700 di Noto Alta.
Da visitare nei dintorni: Eremo di San Corrado.

NOTO ANTICA (SR)
L'antica Néai, la Netum romana, di origine sicana, si estende sull'inespugnabile altura cuoriforme di Monte Alveria, a 425 metri di quota ed a 15 km dall'attuale paese di Noto, bagnata dai fiumi Asinaro e Salitello. Qui la presenza umana ha lasciato tracce significative. Le vestigia delle varie civiltà che si sono succedute nel tempo sono testimonianza di millenni di storia: le necropoli sicule di Monte Alverìa (IX sec. a.C.), fuori dalla Porta della Montagna, i reperti della cultura di Castelluccio (XIX-XV sec. a.C.) e del Finocchito ((VII sec. a.C.), nei limitrofi di Noto Antica, costituiscono una ragguardevole testimonianza di questo noto centro siculo. Secondo la leggenda questa città avrebbe dato i natali a Ducezio, il mitico siculorum rex che avrebbe coalizzato gli abitanti a difendersi dall'assedio dei siracusani fortificando la città con una possente cinta muraria.
L'ingresso si guadagna attraversando la Porta della Montagna. All'interno della città antica, in contrada Pastuchera, si intravedono ruderi dell'epoca di Jerone II, periodo in cui assunse una certa importanza: resti del Gymnasium, heroa ed agorà ellenistici (III sec. a.C.), luoghi di venerazione di defunti. Sotto il senato romano Netum venne riconosciuta Civitas Fcederata. Col diffondersi del Cristianesimo i netini adottarono la nuova religione; ne sono testimonianza la Grotta del Carciofo (catacomba ebraica) e la Grotta delle Cento Bocche (catacomba proto-cristiana).
Nell'866 Noto, conquistata dagli arabi e mai sottomessa con la forza, divenne capovalle amministrativa di una delle tre circoscrizioni in cui fu divisa risola. Due secoli dopo venne occupata dai normanni di cui restano il poderoso Castello Reale (XI-XVI sec. d.C.) e i ruderi delle chiese dì S. Nicolo e di S. Francesco. Ai normanni seguirono svevi, angioini, aragonesi (con rè Martino II), castigliani (con Alfonso il Magnanimo). Nel 1600 la Noto medievale aveva edificato chiese e palazzi subendo la prima influenza dell'arte barocca: i ruderi della chiesa del Carmine, del Collegio dei Gesuiti, del Convento dei Cappuccini, di Palazzo Belludia. L'11 gennaio del 1693 una violenta scossa sismica la rase al suolo e la distrusse. L'eremo di S. Maria della Provvidenza fu qui costruito nel secolo XVIII a ricordo del disastroso evento.
Da visitare nei dintorni: la ridente stazione climatica di Testa dell'Acqua (20 km), S. Lucia di Mendola (25 km) caratterizzata da una catacomba cristiana con nicchie funerarie, il villaggio preistorico di Castelluccio con le 200 tombe a grotticella della Cava della Signora, l'Oratorio bizantino e la Grotta dei Santi con decorazioni pittoriche bizantine e cinquecentesche, l'altura del Finocchito, importante insediamento preistorico (IX-VII sec. a.C.) dove vissero popolazioni contemporanee a quelle di Monte Alveria.
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Tra nobili residenze barocche e non   

PIAZZA ARMERINA  (da Vibo km 280)
dominata dal castello aragonese, e divenuta famosa in tutto il mondo per la Villa Romana del Casale, e circondata da boschi, ed ha conservato intatto il suo centro storico. Ravvivato da verdi giardini, esso è arricchito da antichi monumenti come il Duomo del 1600, costruito sui ruderi di una chiesa più antica, col Museo Diocesano che custodisce il tesoro oltre a paramenti e statue di cera; la chiesa barocca di San Rocco, col portale di tufo intagliato; i numerosi palazzi nobiliari; il Municipio con il soffitto affrescato; la chiesa di San Giovanni Evangelista; il Priorato di S. Andrea, di chiaro carattere normanno; la Commenda dei Cavalieri di Malta, di grande pregio per l'armonia della struttura; la Torre del Cannine, mirabile per la purezza delle linee architettoniche
A Piazza Armerina si lega, soprattutto, la Villa Romana del Casale, uno tra i più insigni ritrovamenti archeologici della Sicilia

CHIARAMONTE GULFI (RG) ( 74km)
Situata in posizione panoramica, la cittadina sorge su una collina da cui si domina la valle dell'Ippari e si ammira la pianura che si spinge fino alle coste del mare. Distrutta dagli angioini nel 1299, venne successivamente ricostruita dai Chiaramente. Alla cacciata dei francesi la guida della città venne assunta da Manfredi Chiaramente che ricostruì la città, la cinse dì mura, le diede un Castello ed il nome del suo casato a cui, nel 1881, venne aggiunto quello di Gulfi, nome del primitivo centro musulmano distrutto nel 1299.
Non lontano, nella zona di Santa Margherita, vi sono alcune grotte in cui è possibile ammirare i resti di affreschi medievali raffiguranti la Crocifissione di Cristo e, forse, anche di Santa Margherita. Una leggenda popolare, legata al culto di questa Santa, narra della liberazione del territorio di Gulfi di un terribile serpente.
Il nucleo originario, nato dai resti dell'antica Akrìllai distrutta dagli arabi e i cui abitanti sopravvissuti fondarono il nuovo centro che chiamarono Gulfi, risale ai secoli XII e XIII mentre l'antica Akrìllaiiu fondata da coloni greci circa 70 anni dopo la colonizzazione di Siracusa. Secondo lo storico Tito Livio la città fu usata come fortilizio abbastanza agguerrito nel corso della 2° Guerra Punica. Resti dell'antico sito sì trovano in località Piano Grillo, Citali, Piano del Conte-Morana, Casazze mentre diverse necropoli risalenti al periodo greco-ellenistico si trovano in località Mazzaronello-Scornavacche, Paraspola-Pipituna, Canalotto-Donna Pirruna e Lago-Passaguastelli.
Da visitare: la Chiesa Madre dedicata a S. Maria La Nova (XV sec.) in stile gotico, la chiesa di San Filippo, la chiesa del SS. Salvatore, l'Arco dell'Annunziata, porta d'ingresso principale al castello chiaramontano, la chiesa di S. Giovanni, il Santuario della Madonna di Gulfi (a 3 km dall'abitato).

PALAZZOLO ACREIDE (SR) (32km)
Sub-colonia siracusana, fu fondata come avamposto militare nel 664 a.C. sulla sommità di un'alta collina del monte Lauro. Dopo la sua fondazione Akrai fu coinvolta nelle guerre siracusane e decadde sotto i Romani. Prima della fondazione della città, la zona fu abitata durante il paleolitico superiore (fino a 20.000-10.000 anni a.C.). I resti monumentali più importanti sono il Teatro (III sec. a.C.), il Bouleuterìon (luogo di riunione del Consiglio), due latomie ad est del Teatro, i Santonì (12 sculture rupestri). Le prime notizie dell'attuale centro si risalgono al XII secolo quando comparve con il nome di Placeolum in una bolla papale del 1169. Semidistrutta dal terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia orientale, venne subito ricostruita trovando nello stile barocco l'omogeneità architettonica più significativa.
Da visitare: la Chiesa Madre, la Chiesa dell'Annunziata, la Chiesa di S. Sebastiano, la Chiesa di S. Paolo. Particolarmente interessante è la Casa-Museo fondata da Antonino Uccello; in essa sono raccolti i vecchi attrezzi e gli utensili della vita contadina.
Il Mulino ad acqua di S. Lucia
(Museo della Macina del Grano)
Ubicato nella Valle dei Mulini è il quarto di una serie di mulini che venivano messi in movimento dalle acque del torrente Purbella. La sua presenza viene attestata fin dal XVI sec. Si conserva ancora integro nelle sue parti, immerso in una valle incontaminata adombrata da querce e noci, animata solo dallo scorrere delle acque del torrente che lo lambiscono e dalla fauna che popola il suo territorio. Nei suoi ambienti è stato allestito, per consentire una lettura tecnica e storica del mulino ad acqua, il Museo della Macina del Grano in cui viene illustrata l'evoluzione avvenuta nella tecnica di macinazione dei cereali (dalla preistoria fino alla utilizzazione dell'energia idraulica), il lavoro e la maestria dei mugnai. Il documentario "Mulino ad acqua in Sicilia. Tecnica e lavoro", consente ai visitatori di avere una chiara comprensione degli elementi tecnici, facendoli vedere nella loro funzionalità, e dei lavori inerenti l'attività molitoria.

NOTO (SR) (31km)
NOTO (e il barocco). La nuova città sorse nel 1703 dopo che la vecchia Noto era stata distrutta dal terremoto del 1693. Sviluppatasi assai rapidamente, è un concreto esempio degli ideali urbanistico-architettonici della cultura settecentesca siciliana. Caratteristici, oltre al tufo in cui tutta la città è intagliata, gli scenografici complessi edilizi e le gradinate di raccordo dei diversi livelli. Di notevole interesse il Villaggio preistorico in località Castellacelo (civiltà di Castelluccio) e le necropoli dell'età del bronzo.
Da visitare: i resti del Castello del XIII sec., la Chiesa di S. Domenico e il convento dei domenicani (oggi sede della Biblioteca Comunale), la Chiesa ed il Collegio dei Gesuiti, le Chiese del Carmino, di S. Maria dell'Arco, di S. Chiara, di S. Francesco, il Monastero, la Chiesa di S. Carlo, il Duomo dichiarato monumento nazionale con decreto del 21 novembre 1940 e recentemente parzialmente crollato, le Chiese dì S. Michele (splendida acquasantiera del XV sec.) e del SS. Crocifisso, il Palazzo Ducezio (sede municipale) ed i Palazzi Landolina (Sant'Altane), Nicolacì (Villadorata), Astuto, Trigona (Cannicarao) e Impellìzzeri, l'unica dimora nobiliare del tardo '700 di Noto Alta.
Da visitare nei dintorni: Eremo di San Corrado.

NOTO ANTICA (SR)
L'antica Néai, la Netum romana, di origine sicana, si estende sull'inespugnabile altura cuoriforme di Monte Alveria, a 425 metri di quota ed a 15 km dall'attuale paese di Noto, bagnata dai fiumi Asinaro e Salitello. Qui la presenza umana ha lasciato tracce significative. Le vestigia delle varie civiltà che si sono succedute nel tempo sono testimonianza di millenni di storia: le necropoli sicule di Monte Alverìa (IX sec. a.C.), fuori dalla Porta della Montagna, i reperti della cultura di Castelluccio (XIX-XV sec. a.C.) e del Finocchito ((VII sec. a.C.), nei limitrofi di Noto Antica, costituiscono una ragguardevole testimonianza di questo noto centro siculo. Secondo la leggenda questa città avrebbe dato i natali a Ducezio, il mitico siculorum rex che avrebbe coalizzato gli abitanti a difendersi dall'assedio dei siracusani fortificando la città con una possente cinta muraria.
L'ingresso si guadagna attraversando la Porta della Montagna. All'interno della città antica, in contrada Pastuchera, si intravedono ruderi dell'epoca di Jerone II, periodo in cui assunse una certa importanza: resti del Gymnasium, heroa ed agorà ellenistici (III sec. a.C.), luoghi di venerazione di defunti. Sotto il senato romano Netum venne riconosciuta Civitas Fcederata. Col diffondersi del Cristianesimo i netini adottarono la nuova religione; ne sono testimonianza la Grotta del Carciofo (catacomba ebraica) e la Grotta delle Cento Bocche (catacomba proto-cristiana).
Nell'866 Noto, conquistata dagli arabi e mai sottomessa con la forza, divenne capovalle amministrativa di una delle tre circoscrizioni in cui fu divisa risola. Due secoli dopo venne occupata dai normanni di cui restano il poderoso Castello Reale (XI-XVI sec. d.C.) e i ruderi delle chiese dì S. Nicolo e di S. Francesco. Ai normanni seguirono svevi, angioini, aragonesi (con rè Martino II), castigliani (con Alfonso il Magnanimo). Nel 1600 la Noto medievale aveva edificato chiese e palazzi subendo la prima influenza dell'arte barocca: i ruderi della chiesa del Carmine, del Collegio dei Gesuiti, del Convento dei Cappuccini, di Palazzo Belludia. L'11 gennaio del 1693 una violenta scossa sismica la rase al suolo e la distrusse. L'eremo di S. Maria della Provvidenza fu qui costruito nel secolo XVIII a ricordo del disastroso evento.
Da visitare nei dintorni: la ridente stazione climatica di Testa dell'Acqua (20 km), S. Lucia di Mendola (25 km) caratterizzata da una catacomba cristiana con nicchie funerarie, il villaggio preistorico di Castelluccio con le 200 tombe a grotticella della Cava della Signora, l'Oratorio bizantino e la Grotta dei Santi con decorazioni pittoriche bizantine e cinquecentesche, l'altura del Finocchito, importante insediamento preistorico (IX-VII sec. a.C.) dove vissero popolazioni contemporanee a quelle di Monte Alveria.
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Tra nobili residenze barocche e non   

PIAZZA ARMERINA  (da Vibo km 280)
dominata dal castello aragonese, e divenuta famosa in tutto il mondo per la Villa Romana del Casale, e circondata da boschi, ed ha conservato intatto il suo centro storico. Ravvivato da verdi giardini, esso è arricchito da antichi monumenti come il Duomo del 1600, costruito sui ruderi di una chiesa più antica, col Museo Diocesano che custodisce il tesoro oltre a paramenti e statue di cera; la chiesa barocca di San Rocco, col portale di tufo intagliato; i numerosi palazzi nobiliari; il Municipio con il soffitto affrescato; la chiesa di San Giovanni Evangelista; il Priorato di S. Andrea, di chiaro carattere normanno; la Commenda dei Cavalieri di Malta, di grande pregio per l'armonia della struttura; la Torre del Cannine, mirabile per la purezza delle linee architettoniche
A Piazza Armerina si lega, soprattutto, la Villa Romana del Casale, uno tra i più insigni ritrovamenti archeologici della Sicilia

CHIARAMONTE GULFI (RG) ( 74km)
Situata in posizione panoramica, la cittadina sorge su una collina da cui si domina la valle dell'Ippari e si ammira la pianura che si spinge fino alle coste del mare. Distrutta dagli angioini nel 1299, venne successivamente ricostruita dai Chiaramente. Alla cacciata dei francesi la guida della città venne assunta da Manfredi Chiaramente che ricostruì la città, la cinse dì mura, le diede un Castello ed il nome del suo casato a cui, nel 1881, venne aggiunto quello di Gulfi, nome del primitivo centro musulmano distrutto nel 1299.
Non lontano, nella zona di Santa Margherita, vi sono alcune grotte in cui è possibile ammirare i resti di affreschi medievali raffiguranti la Crocifissione di Cristo e, forse, anche di Santa Margherita. Una leggenda popolare, legata al culto di questa Santa, narra della liberazione del territorio di Gulfi di un terribile serpente.
Il nucleo originario, nato dai resti dell'antica Akrìllai distrutta dagli arabi e i cui abitanti sopravvissuti fondarono il nuovo centro che chiamarono Gulfi, risale ai secoli XII e XIII mentre l'antica Akrìllaiiu fondata da coloni greci circa 70 anni dopo la colonizzazione di Siracusa. Secondo lo storico Tito Livio la città fu usata come fortilizio abbastanza agguerrito nel corso della 2° Guerra Punica. Resti dell'antico sito sì trovano in località Piano Grillo, Citali, Piano del Conte-Morana, Casazze mentre diverse necropoli risalenti al periodo greco-ellenistico si trovano in località Mazzaronello-Scornavacche, Paraspola-Pipituna, Canalotto-Donna Pirruna e Lago-Passaguastelli.
Da visitare: la Chiesa Madre dedicata a S. Maria La Nova (XV sec.) in stile gotico, la chiesa di San Filippo, la chiesa del SS. Salvatore, l'Arco dell'Annunziata, porta d'ingresso principale al castello chiaramontano, la chiesa di S. Giovanni, il Santuario della Madonna di Gulfi (a 3 km dall'abitato).

PALAZZOLO ACREIDE (SR) (32km)
Sub-colonia siracusana, fu fondata come avamposto militare nel 664 a.C. sulla sommità di un'alta collina del monte Lauro. Dopo la sua fondazione Akrai fu coinvolta nelle guerre siracusane e decadde sotto i Romani. Prima della fondazione della città, la zona fu abitata durante il paleolitico superiore (fino a 20.000-10.000 anni a.C.). I resti monumentali più importanti sono il Teatro (III sec. a.C.), il Bouleuterìon (luogo di riunione del Consiglio), due latomie ad est del Teatro, i Santonì (12 sculture rupestri). Le prime notizie dell'attuale centro si risalgono al XII secolo quando comparve con il nome di Placeolum in una bolla papale del 1169. Semidistrutta dal terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia orientale, venne subito ricostruita trovando nello stile barocco l'omogeneità architettonica più significativa.
Da visitare: la Chiesa Madre, la Chiesa dell'Annunziata, la Chiesa di S. Sebastiano, la Chiesa di S. Paolo. Particolarmente interessante è la Casa-Museo fondata da Antonino Uccello; in essa sono raccolti i vecchi attrezzi e gli utensili della vita contadina.
Il Mulino ad acqua di S. Lucia
(Museo della Macina del Grano)
Ubicato nella Valle dei Mulini è il quarto di una serie di mulini che venivano messi in movimento dalle acque del torrente Purbella. La sua presenza viene attestata fin dal XVI sec. Si conserva ancora integro nelle sue parti, immerso in una valle incontaminata adombrata da querce e noci, animata solo dallo scorrere delle acque del torrente che lo lambiscono e dalla fauna che popola il suo territorio. Nei suoi ambienti è stato allestito, per consentire una lettura tecnica e storica del mulino ad acqua, il Museo della Macina del Grano in cui viene illustrata l'evoluzione avvenuta nella tecnica di macinazione dei cereali (dalla preistoria fino alla utilizzazione dell'energia idraulica), il lavoro e la maestria dei mugnai. Il documentario "Mulino ad acqua in Sicilia. Tecnica e lavoro", consente ai visitatori di avere una chiara comprensione degli elementi tecnici, facendoli vedere nella loro funzionalità, e dei lavori inerenti l'attività molitoria.

NOTO (SR) (31km)
NOTO (e il barocco). La nuova città sorse nel 1703 dopo che la vecchia Noto era stata distrutta dal terremoto del 1693. Sviluppatasi assai rapidamente, è un concreto esempio degli ideali urbanistico-architettonici della cultura settecentesca siciliana. Caratteristici, oltre al tufo in cui tutta la città è intagliata, gli scenografici complessi edilizi e le gradinate di raccordo dei diversi livelli. Di notevole interesse il Villaggio preistorico in località Castellacelo (civiltà di Castelluccio) e le necropoli dell'età del bronzo.
Da visitare: i resti del Castello del XIII sec., la Chiesa di S. Domenico e il convento dei domenicani (oggi sede della Biblioteca Comunale), la Chiesa ed il Collegio dei Gesuiti, le Chiese del Carmino, di S. Maria dell'Arco, di S. Chiara, di S. Francesco, il Monastero, la Chiesa di S. Carlo, il Duomo dichiarato monumento nazionale con decreto del 21 novembre 1940 e recentemente parzialmente crollato, le Chiese dì S. Michele (splendida acquasantiera del XV sec.) e del SS. Crocifisso, il Palazzo Ducezio (sede municipale) ed i Palazzi Landolina (Sant'Altane), Nicolacì (Villadorata), Astuto, Trigona (Cannicarao) e Impellìzzeri, l'unica dimora nobiliare del tardo '700 di Noto Alta.
Da visitare nei dintorni: Eremo di San Corrado.

NOTO ANTICA (SR)
L'antica Néai, la Netum romana, di origine sicana, si estende sull'inespugnabile altura cuoriforme di Monte Alveria, a 425 metri di quota ed a 15 km dall'attuale paese di Noto, bagnata dai fiumi Asinaro e Salitello. Qui la presenza umana ha lasciato tracce significative. Le vestigia delle varie civiltà che si sono succedute nel tempo sono testimonianza di millenni di storia: le necropoli sicule di Monte Alverìa (IX sec. a.C.), fuori dalla Porta della Montagna, i reperti della cultura di Castelluccio (XIX-XV sec. a.C.) e del Finocchito ((VII sec. a.C.), nei limitrofi di Noto Antica, costituiscono una ragguardevole testimonianza di questo noto centro siculo. Secondo la leggenda questa città avrebbe dato i natali a Ducezio, il mitico siculorum rex che avrebbe coalizzato gli abitanti a difendersi dall'assedio dei siracusani fortificando la città con una possente cinta muraria.
L'ingresso si guadagna attraversando la Porta della Montagna. All'interno della città antica, in contrada Pastuchera, si intravedono ruderi dell'epoca di Jerone II, periodo in cui assunse una certa importanza: resti del Gymnasium, heroa ed agorà ellenistici (III sec. a.C.), luoghi di venerazione di defunti. Sotto il senato romano Netum venne riconosciuta Civitas Fcederata. Col diffondersi del Cristianesimo i netini adottarono la nuova religione; ne sono testimonianza la Grotta del Carciofo (catacomba ebraica) e la Grotta delle Cento Bocche (catacomba proto-cristiana).
Nell'866 Noto, conquistata dagli arabi e mai sottomessa con la forza, divenne capovalle amministrativa di una delle tre circoscrizioni in cui fu divisa risola. Due secoli dopo venne occupata dai normanni di cui restano il poderoso Castello Reale (XI-XVI sec. d.C.) e i ruderi delle chiese dì S. Nicolo e di S. Francesco. Ai normanni seguirono svevi, angioini, aragonesi (con rè Martino II), castigliani (con Alfonso il Magnanimo). Nel 1600 la Noto medievale aveva edificato chiese e palazzi subendo la prima influenza dell'arte barocca: i ruderi della chiesa del Carmine, del Collegio dei Gesuiti, del Convento dei Cappuccini, di Palazzo Belludia. L'11 gennaio del 1693 una violenta scossa sismica la rase al suolo e la distrusse. L'eremo di S. Maria della Provvidenza fu qui costruito nel secolo XVIII a ricordo del disastroso evento.
Da visitare nei dintorni: la ridente stazione climatica di Testa dell'Acqua (20 km), S. Lucia di Mendola (25 km) caratterizzata da una catacomba cristiana con nicchie funerarie, il villaggio preistorico di Castelluccio con le 200 tombe a grotticella della Cava della Signora, l'Oratorio bizantino e la Grotta dei Santi con decorazioni pittoriche bizantine e cinquecentesche, l'altura del Finocchito, importante insediamento preistorico (IX-VII sec. a.C.) dove vissero popolazioni contemporanee a quelle di Monte Alveria.
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« Reply #19 on: 28 October 2007, 19:55:11 PM »
quello era il giro che avremmo sperato di fare, ma...

partenza in orario, autostrada come sempre impossibile, piena di deviazioni, imbarco alla nave dopo molta attesa.
Arrivati in sicilia seguiamo le indicazioni del tomtom!!
messina, catania, autostrada catania-palermo, il tomtom ci indica di uscrie a s.anastasia e di proseguire su alcune strade stratali.
tutto ok fin quando a circa 20km da Aidone, la classica statale finisce nel nulla, ed iniziano una serie di strade interpoderali sterrate. Abbiamo percorso circa 20km quasi a passo d'uomo tra i campi,
http://www.leonidicalabria.it/temp/Kathmandu.jpg[/img]
 fin quando un tizio (siciliano ma straniero visto che non abbiamo capito una parola di quanto urlatoci) con una panda con ai posti posteriori una pecora ci ha indicato un'uscita.   
Siamo arrivati a Piazza Armerina alle 14.30 e tra un pasto e la visita alla "villa romana" non abbiamo avuto tempo per fare altro.
Partiti da Piazza Armerina alle 17.30 decidiamo di andare direttamente a Noto per evitare d'arrivare tardi all'appuntamento con il resto del gruppo. Pr la serie "gli imprevisti non terminano mai", nebbia per altri 20-30 km, che comunque non ci ferma e proseguiamo il giro.Alee 18.30 arriviamo a Noto, bellissima cittadina, e alle 19.00 ci incontriamo con gli altri e ci sistemiamo in  B&B ospiti di Claudio (B&B Jessy via A.Forgazzaro, 1  tel.346.7527785 o 328.2877553), il proprietario. La sera Claudio ci porta a cenare vicino Pozzallo, un ristorantino dove ci hanno servito pietanze a base di pesce degne di un matrimonio e con porzioni stile casareccio (voto 10 e lode) alla modica cifra di 25€. Rientriamo di seguito a Noto per un gelato ed una visita in notturna della cittadina. Dopo la visita alla cattedrale, rientro al B&B di Claudio. Domenica mattina dopo aver pagato il B&B 15€ per persona (anche qui un bel voto 10), l'amico Claudio ci porta a fare colazione: 1^ tappa pasticceria Kennedy (via P. Umberto) dove tra una cassata ed un cannolo ci siamo riempiti nuovamente (la lode anche qui è di rito), di seguito caffè in un bar vicino e dopo aver salutato e ringraziato Claudio, andiamo a Siracusa.
Visita della città, Cattedrale antica vicino al porto, foto di rito
http://www.leonidicalabria.it/temp/grupposicilia.jpg[/img]
rientro a messina, pranzo alla tourist e scorta di cannoli in pasticceria all'incrocio d'entrata per l'imbarco sulla caronte.

le foto le potete trovare nella gallery o cliccando http://www.leonidicalabria.it/index.php ... ew&idev=32
« Last Edit: 29 October 2007, 09:36:45 AM by king »
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